Branded podcast: il valore della voce nella comunicazione aziendale
Oggi più che mai, il tempo a disposizione è sempre meno rispetto al flusso pressoché infinito di informazioni a cui è possibile accedere.In questo scenario veloce e frettoloso, in cui le cose che si vorrebbero fare, leggere e studiare diventano sempre di più, e i momenti liberi per farlo scarseggiano, è emersa con forza la necessità di ottimizzare il tempo, colmando i momenti di attesa e rendendo il multitasking un modo consueto di affrontare la quotidianità.
Il podcast nell’era dell’informazione
In questa cornice, il podcast è diventato un prezioso alleato di chi non ha mai tempo da perdere. Questo nuovo modo di fruire delle storie che ci circondano e ricevere informazioni è infatti una grande risorsa per chi è sempre impegnato e vuole concedersi un momento di stacco o distrazione: fonte di intrattenimento sempre a portata di orecchio, permette in qualsiasi contesto di colmare quella fame di conoscenza che l’era dell’informazione rende insaziabile.
I brand dovrebbero quindi essere in prima linea per rispondere a questa nuova esigenza con contenuti brandizzati non più solo scritti o in formato video, ma vocali: si è infatti aperto un nuovo canale di comunicazione con la clientela, ad oggi ancora relativamente libero per chi abbia qualcosa di interessante da dire, ma che si sta velocemente riempiendo.
Ecco quindi qualche considerazione utile per quei brand che siano interessati ad avvicinarsi a questo mondo così simile eppure così diverso rispetto ai classici strumenti di comunicazione a cui siamo abituati.
La voce narrante nello storytelling
Oltre alla praticità, tra i vari vantaggi offerti dai podcast agli utenti troviamo la possibilità di lasciare spazio all’immaginazione, facendosi guidare dal narratore.
Questo si traduce in un’importante considerazione per le aziende che vogliano avvicinarsi alla creazione di branded podcast: l’importanza della scelta della voce narrante. La narrazione è infatti una delle modalità da sempre utilizzate per entrare in empatia con gli altri, e la possibilità di ascoltare una voce adatta rappresenta certamente un grosso valore.
Il tono di voce, l’enfasi, la velocità, i suoni di accompagnamento… sono tutti elementi che stimolano il coinvolgimento e influiscono sulla percezione dei contenuti. La possibilità di scegliere una “voce famosa” diventa inoltre una scelta strategica, con un possibile nuovo filone di crescita per gli influencer.
Branded podcast
Consapevoli del fatto che nell’ultimo anno l’ascolto di podcast in Italia è raddoppiato, passando dal 16%al 25% in un anno secondo Agi, alcune aziende hanno cavalcato l’onda emergente utilizzando questo strumento per entrare in contatto con le emozioni degli ascoltatori. Attraverso una storia, infatti, per l’azienda è possibile conquistarsi un posto nella memoria delle persone.
Si tratta di un nuovo mondo di possibilità creative che si aprono per i brand, perché a differenza di altre tipologie di branded content a cui si assiste in maniera prettamente attiva, con contenuti da guardare, da leggere, etc, in questo caso la fruizione risulta maggiormente “passiva”, diventando un’attività che si svolge mentre si fa qualcos’altro che ci occupa fisicamente ma non mentalmente, e con un livello di attenzione quindi che è molto più alto.
Ascoltare un podcast, infatti, non è come mettere della musica di sottofondo, in quanto serve consapevolezza per mantenere il filo logico della narrazione.
La vera sfida delle aziende diventa dunque quella di produrre contenuti che meritino di essere ascoltati fino alla fine e restino impressi nella mente del consumatore, trasmettendo i valori propri del brand ma in un modo che sia veramente informativo e/o emozionale, senza tralasciare il concetto di intrattenimento.
Sedurre il target con il branded podcast
La questione principale nella produzione di un podcast è dunque la ricerca di un punto di contatto con il target che si desidera raggiungere. Una volta individuati i temi caldi e il tone of voice più adeguato, sarà possibile per il brand entrare in empatia con i clienti e fare in modo che essi fissino nella propria memoria dei ricordi legati al brand come narratore di storie e generatore di emozioni.
Emozionare per fidelizzare
Molti brand hanno puntato sui podcast per creare un legame emotivo con il consumatore. Tra essi troviamo Aptamil, un marchio del gruppo Danone che, scegliendo come target le donne in gravidanza, ha creato una serie di podcast in grado di accompagnare le future mamme nell’avventura più emozionante della loro vita.
Un’esperienza sensoriale
Un altro format particolare è quello di Kimbo: episodi brevissimi, di un minuto ciascuno, dove la storia raccontata è intensa e colma di dettagli. Il narratore lascia spazio all’immaginazione stimolando tutti i sensi e non soltanto l’udito: a fine episodio sembra addirittura di sentire l’odore del caffè che fuoriesce dalla moka.
Podcast…o Podcart?
Ma si può fare podcasting di successo anche quando il tema di cui l’azienda tratta non è proprio, per così dire, facile?
L’esempio di Podcart pare dimostrare di sì. Un podcast che ha scelto di parlare del riciclo della carta…e ha avuto un enorme successo!
Il contenuto in questione è stato prodotto da KIWI per Comieco, un consorzio che si occupa di riciclo imballaggi a base cellulosa, in occasione della Paper Week lanciata proprio dal brand stesso.
Che l’argomento scelto stia a cuore a molte persone non è di certo una novità, ma il vero valore sta nell’essere riusciti a trasformare informazioni a primo impatto poco coinvolgenti in puro intrattenimento.
Complice principale è stato certamente il narratore: la scelta è ricaduta su Valerio Lundini, comico televisivo e teatrale, capace di rendere divertente anche un tema come quello dei rifiuti.
Ciò che ha reso il podcast particolarmente efficace è stato proprio il mix di elementi fino ad ora considerati: un tema particolarmente sentito, la trasmissione di informazioni semplici (ma non banali), il ritornello di accompagnamento, il tutto declinato con un tone of voice decisamente ironico.In questo caso il narratore è riuscito a suscitare le emozioni dell’ascoltatore e a coinvolgerlo, chiamando in gioco semplici situazioni comunemente vissute dalle persone.
“Podcart” è composto da 4 brevi episodi dove il narratore ironizza su quei luoghi comuni che a volte bloccano le persone rispetto all’impegno nella raccolta differenziata o nel riciclo della carta. Oltre ad informare e a sensibilizzare, il contenuto, che un po’ ricorda gli show da cabaret, riesce a divertire gli ascoltatori. La durata degli episodi li qualifica come adatti ad una breve pausa, trasmettendo quella leggerezza tipica della comicità teatrale e allo stesso tempo sensibilizzando gli ascoltatori su temi importanti.
Il podcast è stato infatti un successo, tanto che ha superato in classifica la Zanzara ed era subito sotto a Muschio Selvaggio in decima posizione tra gli show più ascoltati su Spotify.
Puoi ascoltarlo cliccando qui.
Il suono sarà il futuro della creatività?
Abbiamo già sottolineato l’importanza della sonorizzazione all’interno del podcast. Ma questa tendenza sembra andare ben oltre l’informazione.
Alcuni recenti trend infatti mostrano l’utilizzo crescente di effetti sonori per stimolare conseguenze sulla mente degli ascoltatori.
L’esplosione dei contenuti ASMR (autonomous sensory meridian response, letteralmente “risposta sensoriale meridiana autonoma”) ne è un chiaro esempio: video e audio strutturati per stimolare con suoni specifici reazioni psicofisiche in varie parti del corpo e rilassamento mentale, che collezionano milioni e milioni di ascolti.
Un possibile futuro trend potrebbe essere dunque quello di coniugare questi suoni con lo stato emotivo che si vuole elicitare attraverso il contenuto del podcast, enfatizzando ciò che la voce narrante è già in grado di suscitare.
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