Nike could or couldn’t do it?

KIWI

La notizia che Colin Kaepernick è il nuovo volto della campagna “Just do it” di Nike è subito diventata virale per diversi motivi, uno di questi è perché solleva una questione fondamentale: “Quanto un brand deve investire sul valore morale delle sue scelte nella comunicazione online e offline?”.

Riassumendo brevemente la questione, è accaduto che Kaepernick è stato il primo giocatore della NFL a inginocchiarsi, durante l’inno nazionale prima della partita del 2016, protestando apertamente contro la disparità razziale e la brutalità della polizia. Alcuni hanno reputato la protesta irrispettosa nei confronti dell’esercito e addirittura Trump ha chiesto di licenziare i giocatori che prendevano parte alla protesta. Al di là delle nostra posizione, vorremmo fare luce sulla questione, cercando di essere il più obiettivi possibile.

A nostro avviso, Nike, che ha firmato un contratto di 10 anni per vestire tutti i team della NFL fino a marzo, scegliendo Kaepernick ha sicuramente messo in conto che il suo messaggio non sarebbe stato capito o accettato da qualcuno, anche perché le proteste riguardo la questione del “non alzarsi per cantare l’inno nazionale” sono state particolarmente forti già lo scorso anno.

Storicamente Nike si è sempre distinta per aver difeso quelle figure iconiche che si allontanano diametralmente dall’atleta mainstream, perché “Just do it” è un inno in linea con i valori americani che esortano al «anche tu puoi farcela, quindi fallo!»

La decisione di alzarsi in piedi e parlare è stata dunque di fondamentale importanza per il suo giovane pubblico. Soprattutto oggi, i millennials, contrariamente a quanto si pensi, hanno dei forti valori personali e compiono scelte d’acquisto non più impulsive, ma consapevoli. Paradossalmente i giovani, dal punto di vista dello shopping sono molto più maturi rispetto ai propri genitori, e dai brand si aspettano scelte forti e chiare.

Probabilmente, la nuova strategia di Nike è in linea con questa tendenza e questa campagna è solo il punto di arrivo dopo una serie di scelte focalizzate a un cambiamento verso questa rotta.

La campagna, infatti, nonostante i rinomati episodi in cui sono state simbolicamente bruciate scarpe del brand, ha avuto un enorme successo: più di 43 milioni di dollari di esposizione mediatica.